Curcuma MC 90 capsule 450 mg sistema Digerente, Articolare e Digestiva, Sindrome Metabolica

Curcuma MC 90 capsule 450 mg sistema Digerente, Articolare e Digestiva, Sindrome Metabolica

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La papaya fermentata è utile per aumentare le naturali difese dell'organismo, per la funzione digestiva e in sinergia con le Vitamine C ed E ha effetto antiossidante.

La vitamina C contribuisce alla normale funzione del sistema immunitario, sostiene il normale funzionamento del sistema nervoso e contribuisce a ridurre stanchezza e affaticamento e protegge le cellule dallo stress ossidativo.

Inoltre la vitamina C accresce l'assorbimento del ferro e favorisce la formazione del collagene per la normale formazione dei vasi sanguigni e per la normale funzione di gengive, pelle, cartilagini e ossa.

Contenuto 90 capsule da 450 mg

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Contenuto per dose giornaliera (2 capsule 900 mg)

Curcuma (Curcuma Longa L.), radice, E.S. TIT. curcuminoidi ≥95%, polvere, 300 mg (pari a 285 mg di curcuminoidi);

Papaya Fermentata (Carica papaya L.), frutto fermentato, polvere, 300 mg;

Vitamina C (acido L-Ascorbico), TIT. ≥99%, polvere, 286,5 mg (pari a 200 mg di Vitamina C, 250% V.N.R.);

Vitamina E, TIT. ≥50%, polvere, 13,5 mg (pari a 7 mg di vitamina E, 58 % V.N.R.);

Capsula vegetale 

AVVERTENZA IMPORTANTE In caso di alterazioni della funzione epatica, biliare o di calcolosi delle vie biliari, l’uso del prodotto è sconsigliato. Non usare in gravidanza e allattamento. Non utilizzare per periodi prolungati senza consultare il medico. Se si stanno assumendo farmaci, è opportuno sentire il parere del medico. Non superare la dose giornaliera indicata Non utilizzare in caso di allergia ai suoi costituenti.

La proprietà antiossidante della curcumina è 300 volte superiore a quella della vitamina E ed è molto più efficace della vitamina C, protegge il DNA dalla perossidazione lipidica con una percentuale dell’85%, rispetto al beta carotene 50%, e la vitamina E 57%.

Sperimentalmente la curcumina è anche in grado di bloccare la trasformazione, la proliferazione e l’invasione di alcuni tipi di cancro in vitro e in vivo.

La via più importante per il metabolismo della curcumina è la solfatazione intestinale, la glucuronidazione e la riduzione.

Cinquanta pazienti con steatosi epatica non alcolica (SENA) hanno assunto curcumina per 12 settimane (Saadati, 2019). Il gruppo trattato con curcumina è risultato associato a una significativa diminuzione di fibrosi epatica e dosaggio del fattore di trascrizione NF-kB rispetto all’inizio, al miglioramento della steatosi epatica.

Un altro studio su 80 pazienti con SENA ha testato l’efficacia della curcumina nel ridurre il contenuto di grassi nel fegato (Rahmani, 2016). La diminuzione del grasso epatico è stata significativa nel gruppo trattato con curcumina (78.9%), così come la riduzione del peso corporeo, del colesterolo totale, dei trigliceridi e dei marcatori epatici.

Uno studio clinico su 48 pazienti cronici con elevati livelli sierici di transaminasi e GGT trattati con un complesso di curcumina per 8 settimane ha mostrato una riduzione significativa dei marcatori epatici rispetto al basale e un aumento di molecole antiossidanti endogene (Krishnareddy, 2019).

Uchio e colleghi (2019) hanno trattato, per 12 settimane, 45 pazienti sovrappeso o ipertesi con un estratto di Curcuma longa L. e 45 pazienti con placebo. Nel gruppo trattato con la curcuma sono diminuiti significativamente i livelli sierici di proteina C reattiva, TNF-alfa, interleuchina-6, trigliceridi ed e aumentato il colesterolo HDL.

Panahi e coll. (2015) hanno condotto uno studio di fase III su 116 pazienti con sindrome metabolica trattati con curcuminoidi o con placebo per 8 settimane. Il trattamento con curcuminoidi migliorava sensibilmente l’attività sierica di superossidodismutasi e la concentrazione di malonilaldeide, migliorando quindi lo stress ossidativo dei pazienti.

Carrion-Gutierrez e coll. (2015) hanno condotto un trial clinico di fase IV su 21 pazienti con placche psoriasi che per testare l’efficacia di una somministrazione orale di curcumina, insieme alla fototerapia. I risultati dello studio indicano che le placche da moderate a severe hanno mostrato una buona risposta alla somministrazione di curcumina.

Perkins e coll. (2017) hanno rivisto otto studi su pazienti con osteoartrite del ginocchio trattati con prodotti a base di curcuma. I pazienti trattati con prodotti contenenti curcuma hanno dimostrato un miglioramento, i prodotti contenenti curcuma hanno mostrato risultati simili ai FANS.

La pratica clinica consente di confermare la buona risposta in termini di riduzione dell’edema e del dolore articolare in persone con problemi reumatici cronici, con ottima tollerabilità.

Curcuma sui parametri metabolici nelle persone affette da diabete

Esiste una buona base di evidenze scientifiche circa l’utilizzo della curcuma (Curcuma longa L.) sui parametri metabolici nelle persone affette da diabete.

Un trial clinico randomizzato in doppio cieco controllato con placebo, ha analizzato l’efficacia della curcuma nel controllo dei principali parametri metabolici di soggetti con diabete di tipo 2.

La durata è stata di 120 giorni.

Le variabili antropometriche, cliniche e biochimiche sono state valutate al basale, 60 e 120 giorni dopo l’inizio dell’intervento.

Alla fine del periodo di studio il gruppo curcuma ha mostrato una riduzione significativa del valore di glicemia, emoglobinaglicata, indice HOMA e trigliceridi.

La conclusione degli autori è che l’utilizzo di Curcuma longa è risultato efficace nel controllo glicemico e dei trigliceridi in soggetti con diabete di tipo 2.

Sono stati descritti numerosi meccanismi d’azione per l’attività antitumorale della curcumina:

inibizione della proliferazione delle cellule tumorali, induzione di apoptosi (una modalità di morte cellulare);

inibizione della trasformazione delle cellule da normali a tumorali;

inibizione del la formazione dei vasi che alimentano il tumore (effetto anti-angiogenetico);

inibizione dell’invasività e delle metastasi e più in generale la soppressione dell’infiammazione sono stati collegati con l’attività antitumorale della curcumina.

Inoltre la Curcuma in associazione alle terapie oncologiche classiche va a potenziare l’azione dei chemioterapici normalmente utilizzati.

La curcumina infatti associata con il cisplatino migliora la soppressione della crescita delle cellule neoplastiche dei tumori testa-collo.

La Monografia EMA (European Medicinal Agency) relativa a Curcuma longa riporta alcune speciali avvertenze e precauzioni d’uso. In particolare è indicato come la Curcuma debba essere evitata in soggetti con disturbi a carico del distretto epato-2 biliare, come ad esempio ostruzione delle vie biliari, danni epatici, colangiti, calcolosi delle vie biliari, ecc

L’INFIAMMAZIONE CRONICA SILENTE

killer silenzioso

«Una copertina di un’edizione straordinaria del Time del 2004 definiva l’infiammazione cronica asintomatica il “killer silenzioso”: in quell’edizione si sottolineava la correlazione tra l’infiammazione cronica e alcune delle più gravi patologie che oggi affliggono l’umanità.Considerata oggi la madre di tutte le patologie, l’infiammazione cronica silente può avere a medio o a lungo termine ripercussioni gravi sull’organismo.

Com’è possibile curare l’infiammazione cronica silente?

La terapia fitoterapica rappresenta un interessante approccio all’infiammazione cronica di basso grado o inflammaging, attraverso l’azione sinergica di enzimi e sostanze oggi avallati dalla scienza per la loro azione antinfiammatoria sull’organismo. L’approccio allopatico non è pensabile. Non possiamo prescrivere farmaci a un paziente asintomatico che possono essere gravati da effetti collaterali e potenziali fautori di un ulteriore squilibrio all’interno dell’organismo alimentando quegli stessi meccanismi patologici cellulari di cui abbiamo parlato.

inflammaging

L’inflammaging è, in effetti, una condizione dell’organismo assolutamente asintomatica, o che può causare lievi disturbi di varia natura: stanchezza, cefalea, disturbi del sonno e dell’umore, difficoltà nel perdere peso, ritenzione idrica, problemi intestinali, a volte erroneamente ricondotti a un periodo di stress. È purtroppo una condizione sistemica che interessa le attività di tutto il nostro organismo, che provoca a lungo termine processi degenerativi e fibrosi tissutali con un progressivo deterioramento delle condizioni di salute, predisponendo l’organismo a gravi patologie di tipo metabolico, cardiovascolare, oncologico, neurodegenerativo o autoimmune. In altre parole, i contraccolpi di questo lento stillicidio, caratterizzato da un sovraccarico di citochine pro-infiammatorie nell’organismo, sono visibili solo dopo molti anni di ignara convivenza con l’infiammazione. Può essere quindi, a giusto titolo, definita la “madre di tutte le patologie”

enzimi e sostanze ad azione antinfiammatoria

L’impiego sinergico di enzimi e sostanze ad azione antinfiammatoria può rappresentare la strategia vincente nella cura di questa problematica asintomatica e subdola infiammazione, quando è acuta, non va di per sé demonizzata perché rappresenta una strategia terapeutica messa in atto dall’organismo caratterizzata da una successione di eventi quali rubor, color, tumor, dolor e functio lesa, finalizzata alla guarigione. Una strategia terapeutica di successo dovrà fondarsi sull’utilizzo sinergico di diverse sostanze che insieme consentano di arginare un processo così complesso dove si liberano sostanze diverse come le prostaglandine, i leucotrieni, l’istamina, la bradichinina, oltre alle citochine pro-infiammatorie, sostanze che interconnettono l’intero organismo. Si originano fattori di crescita che stimolano le colonie dei granulociti, in particolare neutrofili, e molecole di adesione cellulare che possono determinare gravi conseguenze anche a livello del sistema cardiocircolatorio. La letteratura scientifica ha ampiamente studiato diverse sostanze di origine naturale che si caratterizzano per la loro spiccata azione antinfiammatoria, come la curcuma o gli Omega-3.

Quali sono le cause?

Le errate abitudini alimentari, uno stile di vita inadeguato, ma anche l’inquinamento ambientale, lo stress cronico, un’infiammazione non risolta. Comportamenti non appropriati e non rispettosi dei ritmi fisiologici del nostro organismo portano al peggioramento di questa condizione infiammatoria e alla sua ulteriore cronicizzazione. L’infiammazione silente è connessa con altri meccanismi patologici del metabolismo cellulare come lo stress ossidativo, la glicazione e l’acidosi tissutale, che si alimentano l’un l’altro esponenzialmente. D’altro canto, stili di vita corretti con alla base un’attività fisico-motoria ben condotta e un’alimentazione sana ed equilibrata possono rallentare in maniera significativa il progredire del quadro infiammatorio.

curcuma e papaya

 La curcumina, il principio attivo che si ottiene per estrazione del rizoma macinato ed essiccato della curcuma, ha un’importante azione antinfiammatoria: inibisce l’espressione dei mediatori della flogosi, quali il TNF alfa, l’IL1, 2, 6 e l’IL8; regola l’attività della cicloossigenasi-2 (COX-2), della lipossigenasi, e la sintesi dell’ossido nitrico (NOS); riduce inoltre i livelli serici di proteina C-reattiva.  La papaina è sempre una cistein-proteasi che viene ottenuta dall’ultrafiltrazione frazionata e centrifugazione del succo lattiginoso dal frutto acerbo della papaya. È una sostanza dotata di attività antibiotica nei confronti dei Gram+, modula la lipossigenasi e la ciclossigenasi, quindi la cascata delle prostaglandine, svolge un’azione antinfiammatoria e ha la capacità di legare gli immunocomplessi circolanti.

LA CURCUMININA COME NEUROPROTETTORE

Curcuma

La curcumina, uno dei principali attivi della Curcuma longa, è un polifenolo con interessanti attività biologiche, tra cui quelle antinfiammatoria e antiossidante, ed esplica anche un’azione neuroprotettiva. La curcumina è uno scavenger attivo contro i ROS in quanto è donatore di idrogeno ed esibisce attività antiossidante. Non è tossica, anche se il suo limite è la bassa biodisponibilità. Le sue proprietà antiossidanti e la sua capacità di indurre neuroprotezione sono dovute alla capacità di ridurre i livelli di citochine infiammatorie, inibendo un potente fattore trascrizionale infiammatorio, NF-κB nell’area ippocampale del ratto.

Curcumina

la curcumina è un agente prezioso per ridurre gli effetti dannosi a livello cerebrale dovuti all’inquinamento atmosferico, contro i danni causati dall’esposizione ambientale agli inquinanti e all’ozono. Infatti, la somministrazione di curcumina, in ratti esposti a PM, ha mitigato i deficit neurocomportamentali e ha impedito la perdita neuronale, probabilmente modulando l’effetto ossidativo-antiossidante a livello del tessuto neuronale

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Curcuma ed Infiammazione

La curcuma e il suo principale composto bioattivo, la curcumina, sono stati oggetto di numerose ricerche finalizzate a valutarne l’impatto sull’equilibrio infiammatorio e ossidativo dell’organismo umano. La supplementazione di curcuma/curcumina riduce in modo statisticamente significativo i livelli dei marcatori di infiammazione, tra cui CRP, TNF-α e IL-6. L’assunzione di curcuma ha migliorato, sempre con significatività statistica, anche l’attività antiossidante attraverso l’aumento della capacità antiossidante totale, la riduzione dei livelli di malondialdeide e l’attività della superossido dismutasi. La supplementazione di curcuma/curcumina può costituire pertanto un intervento che contribuisce a migliorare lo stato infiammatorio e ossidativo degli individui. Dehzad MJ, Ghalandari H, Nouri M, Askarpour M. Antioxidant and anti-inflammatory effects of curcumin/turmeric supplementation in adults: A GRADEassessed systematic review and dose-response meta-analysis of randomized controlled trials. Cytokine. 2023 Apr; 164:156144.

potenzialità della curcumina

effetti salutistici

Contribuisce al trattamento della sindrome metabolica

rimedio naturale

proprietà curcumina

La Curcuma (Curcuma longa L.) Agisce come antiossidante, antinfiammatorio, anticancerogeno, antimicrobico, antivirale, ipoglicemizzante, cicatrizzante, dimostrando una certa efficacia in numerose malattie di carattere infiammatorio cronico.

antiossidante

La proprietà antiossidante è 300 volte superiore a quella della vitamina E ed è molto più efficace della vitamina C, protegge il DNA dalla perossidazione lipidica con una percentuale dell’85%, rispetto al beta carotene 50%, e la vitamina E 57%. Sperimentalmente la curcumina è anche in grado di bloccare la trasformazione, la proliferazione e l’invasione di alcuni tipi di cancro in vitro e in vivo. Da sola e in associazione con altri agenti terapeutici, ha dimostrato di essere efficace contro diverse forme tumorali come mieloma multiplo, carcinoma del colon-retto, del pancreas, della prostata, osteosarcoma ecc.

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biodisponibilità

La via più importante per il metabolismo della curcumina è la solfatazione intestinale, la glucuronidazione e la riduzione. Diverse strategie di farmacocinetica sono state progettate per superare questi limiti e alcuni di essi sono certamente promettenti in termini di efficacia clinica. Tra questi “esaltatori” naturali troviamo: piperina, quercitina, genisteina, eugenolo o terpeneolo, EGCG di tè verde e resveratrolo. La piperina in particolare, alcaloide di Piper nigrum L., ha mostrato un aumento di 20 volte della sua biodisponibilità. Pure la coniugazione tra curcumina e fosfolipidi (fitosoma/liposoma) ha anche aumentato la biodisponibilità e l’efficacia della curcumina in diversi modelli sperimentali.

migliorare la funzionalità epatica,

Cinquanta pazienti con steatosi epatica non alcolica (SENA) hanno assunto curcumina per 12 settimane (Saadati, 2019). Il gruppo trattato con curcumina è risultato associato a una significativa diminuzione di fibrosi epatica e dosaggio del fattore di trascrizione NF-kB rispetto all’inizio, al miglioramento della steatosi epatica. Un altro studio su 80 pazienti con SENA ha testato l’efficacia della curcumina nel ridurre il contenuto di grassi nel fegato (Rahmani, 2016). La diminuzione del grasso epatico è stata significativa nel gruppo trattato con curcumina (78.9%), così come la riduzione del peso corporeo, del colesterolo totale, dei trigliceridi e dei marcatori epatici. Uno studio clinico su 48 pazienti cronici con elevati livelli sierici di transaminasi e GGT trattati con un complesso di curcumina per 8 settimane ha mostrato una riduzione significativa dei marcatori epatici rispetto al basale e un aumento di molecole antiossidanti endogene (Krishnareddy, 2019).

evidenze scientifiche curcuma

migliora livelli HDL

Uchio e colleghi (2019) hanno trattato, per 12 settimane, 45 pazienti sovrappeso o ipertesi con un estratto di Curcuma longa L. e 45 pazienti con placebo. Nel gruppo trattato con la curcuma sono diminuiti significativamente i livelli sierici di proteina C reattiva, TNF-alfa, interleuchina-6, trigliceridi ed e aumentato il colesterolo HDL.

sindrome metabolica

Panahi e coll. (2015) hanno condotto uno studio di fase III su 116 pazienti con sindrome metabolica trattati con curcuminoidi o con placebo per 8 settimane. Il trattamento con curcuminoidi migliorava sensibilmente l’attività sierica di superossidodismutasi e la concentrazione di malonilaldeide, migliorando quindi lo stress ossidativo dei pazienti.

psoriasi

Carrion-Gutierrez e coll. (2015) hanno condotto un trial clinico di fase IV su 21 pazienti con placche psoriasi che per testare l’efficacia di una somministrazione orale di curcumina, insieme alla fototerapia. I risultati dello studio indicano che le placche da moderate a severe hanno mostrato una buona risposta alla somministrazione di curcumina.

osteoartrite del ginocchio

Perkins e coll. (2017) hanno rivisto otto studi su pazienti con osteoartrite del ginocchio trattati con prodotti a base di curcuma. I pazienti trattati con prodotti contenenti curcuma hanno dimostrato un miglioramento, i prodotti contenenti curcuma hanno mostrato risultati simili ai FANS.

dolore articolare

La pratica clinica consente di confermare la buona risposta in termini di riduzione dell’edema e del dolore articolare in persone con problemi reumatici cronici, con ottima tollerabilità.

avvertenze

La Monografia EMA (European Medicinal Agency) relativa a Curcuma longa riporta alcune speciali avvertenze e precauzioni d’uso. In particolare è indicato come la Curcuma debba essere evitata in soggetti con disturbi a carico del distretto epato-2 biliare, come ad esempio ostruzione delle vie biliari, danni epatici, colangiti, calcolosi delle vie biliari, ecc

Curcuma sui parametri metabolici nelle persone affette da diabete

Un trial clinico randomizzato in doppio cieco controllato con placebo, ha analizzato l’efficacia della curcuma nel controllo dei principali parametri metabolici di soggetti con diabete di tipo 2. La durata è stata di 120 giorni. Le variabili antropometriche, cliniche e biochimiche sono state valutate al basale, 60 e 120 giorni dopo l’inizio dell’intervento. Alla fine del periodo di studio il gruppo curcuma ha mostrato una riduzione significativa del valore di glicemia, emoglobinaglicata, indice HOMA e trigliceridi. La conclusione degli autori è che l’utilizzo di Curcuma longa è risultato efficace nel controllo glicemico e dei trigliceridi in soggetti con diabete di tipo 2.

Sono stati descritti numerosi meccanismi d’azione per l’attività antitumorale della curcumina

inibizione della proliferazione delle cellule tumorali, induzione di apoptosi (una modalità di morte cellulare); inibizione della trasformazione delle cellule da normali a tumorali; inibizione del la formazione dei vasi che alimentano il tumore (effetto anti-angiogenetico); inibizione dell’invasività e delle metastasi e più in generale la soppressione dell’infiammazione sono stati collegati con l’attività antitumorale della curcumina. Inoltre la Curcuma in associazione alle terapie oncologiche classiche va a potenziare l’azione dei chemioterapici normalmente utilizzati. La curcumina infatti associata con il cisplatino migliora la soppressione della crescita delle cellule neoplastiche dei tumori testa-collo.

Per la salute del fegato

Il fegato riveste un ruolo di primaria importanza per la nostra salute, deputato alla detossificazione e alla gestione di più del 70% delle reazioni di biotrasformazione dell’organismo. È il principale sistema di filtrazione del corpo, converte le tossine in prodotti di scarto neutralizzandole, purifica il sangue e ha un ruolo di primo piano nella regolazione del metabolismo di carboidrati, proteine e grassi. Facilmente si può avere un surplus di tossine, con conseguente sovraccarico epatico, dovuto soprattutto ad abitudini alimentari scorrette, alcool, stress eccessivo, scarsa idratazione, inquinanti ambientali, additivi e altre cause, che devono necessariamente essere eliminate attraverso il fegato. Mantenerne e supportarne le funzioni è, dunque, fondamentale per la salute complessiva dell’organismo. Curcuma MC è un integratore alimentare che contribuisce a sostenere la funzionalità epatica. Gli esperti la considerano la manifestazione a livello del fegato della sindrome metabolica ed è la forma più comune di malattia epatica cronica. Le opzioni terapeutiche attualmente disponibili per questa condizione sono limitate; per tale ragione le piante medicinali possono rappresentare un’alternativa o comunque uno strumento complementare interessante per il suo trattamento. Negli ultimi anni è progressivamente aumentato l’interesse verso gli agenti che inducono autofagia e l’attivazione dell’autofagia è stata riconosciuta come una strategia efficiente per la gestione della steatosi epatica non alcolica e delle relative complicanze ad essa associate. "Steatosi epatica non alcolica (NAFLD) Una delle cause di steatosi epatica, collegata a resistenza insulinica e sindrome metabolica. La strategia da seguire è a grandi linee la stessa per un fegato appesantito, ma sarà necessario utilizzare anche rimedi per resistenza insulinica e prediabete. I dati clinici indicano che la silibina è la terapia di prima linea per la NAFLD, che riduce la severità della steatosi (in combinazione a vitamina E e fosfolipidi), il rigonfiamento del fegato e la fibrosi, abbassando i livelli di aminotransferasi e funzionando anche come sensibilizzante insulinico. Interessante anche la combinazione di estratto di Schisandra e sesamina. Altre due piante specifiche sono la liquirizia e il tè verde. "Fegato grasso Comune è il termine steatosi per definire il cosiddetto “fegato grasso”, rappresentato sostanzialmente da un accumulo di grassi all’interno degli epatociti. Oggi, invece, questa condizione viene considerata con molta attenzione come una zona di passaggio verso possibili fasi evolutive di vera e propria patologia cronica, anche irreversibile. Perché potrebbe trovarsi in una fascia di danno epatico del tutto ‘innocente’ perché ancora reversibile, oppure in uno stadio intermedio di steatosi, più o meno avanzato, complicato sempre da un quadro di infiammazione con o senza evoluzione verso la fibrosi e la cirrosi epatica. Il primo fattore da considerare, sempre e comunque, è l’alcool. È dunque di grande importanza distinguere le forme di steatosi correlate all’assunzione di alcool oppure no, anche per le diverse implicazioni prognostiche e terapeutiche: • Steatosi alcolica • Steatosi non alcolica. La steatosi alcolica costituisce la prima fase dell’epatopatia alcolica, che può evolvere verso il quadro di steato-epatite alcolica, acuta e cronica, cirrosi e cancro-cirrosi. Ma la cosa importante da tener presente è che la suscettibilità del fegato alla tossicità dell’etanolo è individuale e legata a molti fattori, primo fra tutti la quantità di alcool giornaliero, ma anche la durata di assunzione, la presenza di altre sostanze epatotossiche ecc. Oggi 25 g/giorno di etanolo sono considerati il valore soglia per il rischio di sviluppare una cirrosi epatica, che corrispondono a 2 bicchieri di vino al giorno. In presenza di steatosi epatica da alcool quindi la prima parola d’ordine è eliminare totalmente l’alcool. Si ha generalmente un iniziale aumento delle transaminasi (il che significa generalmente che c’è già un danno, seppur minimo, a carico delle cellule nobili del fegato, cioè degli epatociti), ma nessun sintomo. La steatosi non alcolica, o meglio come oggi preferiamo definirla, l’epatopatia steatosica non alcolica (NAFLD) non è correlata ad assunzione di alcool, ed è invece considerata una iniziale manifestazione epatica della sindrome metabolica, che ha nella insulino-resistenza il suo principale fattore determinante. Correlata inoltre con il sovrappeso/obesità, anche infantile. E ancora la NAFLD si distingue in forme con o senza componente infiammatoria, con o senza fibrosi, che poi evolvono verso la cirrosi epatica. Epatoprotettori: Anche in alcuni di questi casi, comunque, la fitoterapia può dare un contributo terapeutico non trascurabile: basti pensare al ruolo complementare di piante quali la Liquirizia, la Curcuma, la Schizandra nella riduzione della componente infiammatoria a evoluzione fibrotica e cirrotica" La steatosi epatica non alcolica (NAFLD) comprende un ampio gruppo di malattie del fegato che va dal fegato grasso (steatosi epatica) alla steatoepatite non alcolica (NASH), fino alla cirrosi, lo stadio più avanzato della malattia epatica. Studi farmacologici hanno evidenziato le potenzialità di estratti fitoterapici e prodotti naturali nell’indurre l’autofagia, un fenomeno che potrebbe rappresentare una chiave di lettura dell’efficacia delle piante medicinali nella prevenzione e nel trattamento della NAFLD. Prevenzione e nel trattamento della steatosi epatica non alcolica, mettendo a fuoco i meccanismi mediante i quali l’autofagia può orientare i principali eventi patogenetici associati a tale condizione, tra cui la steatosi epatica, l’infiammazione, lo stress ossidativo e l’apoptosi. Fra le sostanze vegetali esaminate il resveratrolo, segnalato per la capacità di migliorare le complicanze associate alla NAFLD, la frazione polifenolica del bergamotto (BPF), la capsaicina estratta da Capsicum annuum, la glicicumarina (GCM) isolata dalla liquirizia, i polisaccaridi estratti dalle bacche di goji (L. barbarum), la dioscina.

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