Urologo Gabriele Mammana ci parla della infezioni urinarie a carattere recidivante

In questo Blog ci vogliamo occupare della promozione della salute femminile e della prevenzione delle patologie pelviche attraverso uno stile di vita sano e rimedi naturali.

Vogliamo promuovere l'autocoscienza dell'intimo femminile attraverso la conoscenza dell'apparato uro-genitale, delle problematiche ad esso connesse e delle modalità di mantenerlo in salute.

Dare la possibilità alle donne di conoscere il proprio corpo e le malattie urologiche e genitali, di potersi confrontare con altre donne affette dalle stesse problematiche, di interagire con Urologo Gabriele Mammana.

Un aiuto concreto alle donne che si sentono sole ed incomprese a causa della cronicizzazione della loro patologia e le supportiamo dando loro consigli pratici e sostegno psicologico.

La cistite è un’infiammazione provocata prevalentemente dai germi Gram negativi e caratterizzata da pollachiuria, bruciori, minzione impellente e ematuria a esordio acuto o subacuto ad andamento ricorrente.

Negli uomini il rischio di cistite è molto basso e aumenta dopo i 50 anni per la comparsa di condizioni, come l’ostruzione cervico-uretrale, dovute all’ipertrofia prostatica benigna o alla prostatite batterica.

I fattori di rischio sono: intensa frequenza di rapporti sessuali, uso di contraccettivi, abuso di antimicrobici, gravidanza, deficit di estrogeni post-menopausale, uso di catetere, ostruzioni del canale di espulsione, sbalzi di temperatura, vaginite microbica, ceppi batterici particolarmente virulenti e/o resistenti agli antibiotici, stitichezza e intestino in disordine (intolleranze alimentari).

Infine va ricordata l’associazione tra cistite e diabete: le urine di una persona con tale patologia sono più ricche di glucosio e diventano un ideale terreno di crescita per i microrganismi, con il conseguente incremento del rischio di infezioni delle vie urinarie (IVU).

Il primo passo da fare è quello di adottare un regime alimentare che sia quanto più possibile equilibrato. Questa via è la più fisiologica e la più naturale: la dieta deve recuperare il valore biologico del cibo, deve prevedere cereali integrali (anche gli antichi, oltre al frumento, farro, orzo, e altro), il consumo quotidiano di frutta e verdura (per un corretto apporto di fibre e per i micronutrienti), l’uso dei condimenti olio d’oliva, lino, borragine, perilla e quello di semi oleosi.

I cibi che esercitano un tropismo positivo nei confronti della vescica sono ad esempio la soia nera, il mirtillo, il cavolo cinese, il chives, il crescione, il cetriolo, l’uva e l’uva spina, la prugna, il salmone, le patate dolci e il cocomero.

Inoltre, possono rinforzare questo organo il peperoncino, la zucca, l’olio di semi di zucca, la frutta secca, il prezzemolo, gli spinaci, la soia e i fagioli. Le loro azioni benefiche vengono incrementate se li si assume insieme a fonti di vitamina C naturali.     

La dieta moderna è spesso sbilanciata verso il metabolismo di carboidrati e/o proteine e questo si traduce in due alterazioni: sovraccarico di sostanze cristalloidi e acidosi organica.

Nel primo caso ci riferiamo in particolare all’accumulo di due prodotti: l’acido urico, derivante in prevalenza da carni rosse e proteine animali, che tende a depositarsi sotto forma di urato monopodico sulla superficie di cartilagini, sinovie e nelle strutture periarticolari con conseguente scatenarsi di dolorosi disturbi infiammatori come l’artrite gottosa.

E l’acido ossalico ottenuto dalla fermentazione dello zucchero che si converte in cristalli di ossalato di calcio, i quali non solo provocano il rilascio di mediatori infiammatori ma in più sottraggono calcio prezioso per le ossa.

Nel secondo caso si arriva alla demineralizzazione che si innesca quando il corpo cerca di correggere lo stato di acidosi in cui si trova sfruttando come sistema tampone i minerali dei vari distretti organici e principalmente quelli delle ossa.

Vanno quindi evitati regimi alimentari troppo ricchi di proteine e zuccheri, prodotti acidificanti quali sale, caffè, alcool, bevande gassate e cibi molto elaborati e ricchi di condimenti.

Non bisogna neppure eccedere nel consumo di cereali raffinati, albume d’uovo e formaggi.

È consigliata un’alimentazione varia e bilanciata, particolarmente attenta all’introduzione di proteine vegetali, calcio, vitamina D (ma anche di quelle del gruppo B, C, K, fosforo, magnesio, potassio, manganese, rame, zinco, selenio, ferro, boro e silicio), un’attività fisica giornaliera adeguata alle soggettive condizioni fisiche, l’eliminazione dei fattori di rischio tra cui il fumo, l’abuso di alcool, caffeina e sale.

Bere è essenziale per il nostro benessere e spesso trascuriamo che l’acqua, specialmente quella alcalina contiene elementi preziosi.

Essa è presente in larga misura all’interno del tessuto connettivo, formato da cellule del sistema immunitario (adipociti, fibroblasti) immerse in un fluido interstiziale. Il sistema linfatico svolge due compiti fondamentali: il primo è quello di mantenere costante il volume e la pressione del liquido extracellulare, il secondo è di sorvegliare il contenuto della linfa ed eventualmente stimolare la produzione di linfociti.

In presenza di uno squilibrio fisiologico i processi possono modificarsi o arrestarsi. Ciò comporta un aumento di sostanze di scarto nello spazio extracellulare e di conseguenza un incremento di processi ossidativi, immunitari e infiammatori.

L’acqua può avere proprietà diverse a seconda delle rocce con cui è venuta in contatto, non solo come aspetto esteriore della forma (composizione chimica), ma soprattutto in relazione alle componenti energetiche in esse contenute.

Ideale bere molta acqua alcalina in presenza di urine torbide (maleodoranti o scure), per chi è in difficoltà e soffre nell’espellerle, ha fastidio o dolore al basso ventre (sintomi della cistite) perché svolge la funzione di antisettico e drenante.

Questo avviene principalmente nelle donne per una maggiore brevità dell’uretra femminile rispetto a quella maschile (3-5 cm contro 13-16 cm) che permette ad agenti patogeni di origine fecale, vaginale o uretrale di risalire e arrivare alla vescica, provocando così la flogosi della sua mucosa.

I patogeni associati alla cistite sono: Escherichia coli, Enterococcus, Pseudomonas, Klebsiella, Serratia e Proteus.

La presenza di quest’ultimo può far sospettare un’alterazione sopravescicale (calcoli renali).

Fra gli enterobatteri Gram negativi è coinvolta la Klebsiella, tra i Gram positivi sono implicati lo Streptococcus fecalis e lo Staphylococcus saprophyticus.

I pazienti sottoposti a manovre strumentali invasive o portatori di catetere a permanenza, in terapia antimicrobica cronica o trattati con corticosteroidi, sono suscettibili alle infezioni di germi come Serratia, Acinetobacter e Candida.

In caso di cistite recidivante occorre eliminare il sospetto di una malformazione a carico delle vie urinarie (reflusso per malposizione e stenosi serrata uretrali) tramite indagini strumentali (urografia).

Altre patologie sono la litiasi urinaria, la compressione da parte di un fibroma uterino o di un adenoma prostatico, ecc.

Il carcinoma della vescica può emulare i sintomi della cistite (microematuria, piuria o urine chiare).

Le piante medicinali possono contribuire preventivamente, grazie all’azione decongestionante e antisettica, a evitare o ridurre la ricorrenza di IVU.

Il trattamento antibiotico è efficace ma comporta effetti collaterali come superinfezioni fungine (candidiasi orale o vaginale) e gastrointestinali, antibioticoresistenza, disbiosi vaginale e intestinale.

L’E. coli aderisce alle strutture proteiche di superficie (dette pili o fimbrie a seconda della forma). I pili di tipo 1 sono sensibili al mannosio e permettono l’adesione batterica all’urotelio, mentre le fimbrie sono sensibili al fruttosio.

I ceppi più virulenti presentano le p-fimbrie (fimbrie della pielonefrite) che si legano ai glicosfingolipidi della membrana delle cellule renali, consentendo l’invasione del parenchima renale.

Questa adesione forma colonie sessili, ovvero aggregati organizzati di singoli microbi che dialogano tra loro tramite segnali chimici (Quorum Sensing) causando una lotta integrata, la crescita di biofilm protettivo e quindi la resistenza alle strategie antibatteriche.

Focalizzandosi su tali fattori si apre una strada di intervento alternativa: attività di quorum-quenching, induzione dei normali processi batterici di dissoluzione dei biofilm e controllo dell’adesione dei germi con inibizione della formazione di pili.

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