Dieta alleata anche per la psoriasi

person Pubblicato da: Gastroenterologo Bernardo Canelli list In: SUPERFOOD

La psoriasi è una malattia infiammatoria cronica e recidivante.

A causa del permanente stato infiammatorio, alla patologia possono anche associarsi problemi cardiovascolari tra cui malattie coronariche, ictus e diabete mellito di tipo due.

L’eziologia risulta ancora sconosciuta, con una predisposizione certamente riconducibile a fattori genetici, immunologici e ambientali e una forte evidenza multifattoriale.

Considerati scatenanti lo stress, traumi fisici (ferite, contusioni), infezioni, farmaci (tra cui betabloccanti, Fans, interferone, litio, antimalarici), fumo di sigaretta, l’abuso di alcool e l’obesità: con l’aumento del Body Mass Index (BMI) cresce la probabilità di sviluppare psoriasi e la sindrome metabolica favorisce l’infiammazione.

Alla base della patologia, un’alterazione del normale funzionamento del sistema immunitario: i linfociti T si spostano dal derma all’epidermide dove scatenano un processo infiammatorio con secrezione di citochine che stimolano i cheratinociti a proliferare e differenziarsi in maniera anomala.

La psoriasi ha una forte componente immunologica, con la proliferazione cheratinocitica associata a una risposta infiammatoria. La Vitamina D esercita azioneinibitoria verso questa componente infiammatoria, sopprimendo chemiotassi.

È accertato che i cheratinociti esprimono il Vitamin D Receptor (VDR) e che la vitamina D sia efficace, a concentrazioni fisiologiche, nell’inibire la proliferazione di culture di cheratinociti e nell'indurne la differenziazione finale.

Le culture di cheratinociti prelevati da pazienti con psoriasi hanno risposto benealleattività antiproliferativa della Vitamina D.

Dal punto di vista clinico, vari studi hanno mostrato notevoli miglioramenti nel indice PASI (Psoriasis Area and SeverityIndex) senza effetti collaterali dannosi.

La psoriasi è una malattia autoimmune della pelle molto diffusa, in alcuni casi veramente grave, insopportabile.

La psoriasi è un’infiammazione cronica della pelle molto diffusa tra la popolazione, con un’incidenza che varia con l’area geografica considerata e l’età degli individui colpiti.

Non è possibile recuperare una vita normale.

Un approccio dietetico mirato può risultare di grande aiuto nel controllo dei sintomi della malattia (Barrea, Nappi et al., 2016).

Vanno ridotti il sale, tutti gli alimenti ad alto contenuto di proteine e grassi animali e quelli ad alto contenuto di acido arachidonico (che ha un’attività pro infiammatoria sull’organismo) quali i salumi e le carni rosse, le uova, il burro, la panna e i formaggi stagionati, il pane, gli zuccheri raffinati, gli alcolici.

Da evitare anche il caffè e la cioccolata e le verdure della famiglia delle solanacee (pomodori e peperoni, soprattutto se crudi, patate comuni, melanzane).

Alcuni dietologi consigliano una drastica riduzione anche dei cibi contenenti glutine, poiché sembrerebbe esserci un legame.

Si cura in vari modi, anche con le erbe. Ne parla il medico indiano Pankaj Gupta in un articolo sul Journal of Traditional Medicine & Clinical Naturopathy.

La capsaicina dei peperoncini, gli antrachinoni dell’Aloe vera, il nostro Sylibum marianum, la Curcuma longa e la Nigella sativa.

Uno studio condotto su oltre 3.500 persone colpite da questa malattia ha infatti evidenziato che più la loro dieta era sana, meno gravi erano i sintomi.

In particolare, più i pazienti aderivano a un regime alimentare con un consumo importante di frutta, verdura, cereali integrali, pesce, olio d’oliva e noci, e limitato di carni rosse, latticini e alcolici, tanto meno gravosa diventava la psoriasi.

La ricerca è stata svolta in Francia, dall’Henri Mondor University Hospital di Creteil, e pubblicata su Jama Dermatology.

Sebbene un rapporto diretto causa-effetto debba essere provato da ulteriori ricerche, secondo gli studiosi la dieta antiinfiammatoria potrebbe avere effetti diretti e salutari sul sistema immunitario o sul microbioma nell’intestino.

Circa un terzo degli individui che manifestano psoriasi sviluppano anche artrite psoriasica circa 8-10 anni dopo la manifestazione cutanea. Alcuni studi hanno dimostrato come pazienti affetti da artrite psoriasica (AP) tendono a manifestare più frequentemente disturbi cardiovascolari rispetto alla popolazione normale, il che comporta anche una riduzione della qualità di vita del paziente stesso.

Il sistema immunitario normale si sviluppa in seguito a un’interazione tra microrganismi residenti e ospite.

Uno squilibrio del sistema immunitario dovuto ad alterazioni genetiche può portare a un’infiammazione in risposta alla liberazione di prodotti microbici che potrebbe essere dovuta sia al mancato riassestamento della microflora cutanea, sia alla presenza di determinati microrganismi che innescano la malattia.

Il microbiota cutaneo del soggetto psoriasico ha mostrato una diminuzione di Firmicutes e un aumento di Proteobacteria.

Inoltre, nel soggetto soriasico, è stato osservato un aumento di Streptococcaceae, Rhodobacteraceae, Campylobacteraceae e Moraxellaceae, se confrontato con il malato di dermatite atopica e il controllo.

Infine, l’individuo con DA ha mostrato una maggiore abbondanza di S. aureus rispetto ai soggetti psoriasici e a quelli sani.

Il microbiota cutaneo deve quindi essere indagato così da poter valutare la relazione simbiotica tra microrganismo e ospite, per meglio comprenderne il suo contributo nel conclamarsi della malattia.

Dal momento che l’AP si manifesta in pazienti con psoriasi, è utile valutare come cambia la composizione della flora microbica in coloro che manifestano AP e in coloro che non mostrano alcun sintomo.

Questo potrebbe aiutare a isolare quegli individui che sono maggiormente predisposti a sviluppare artrite rispetto al gruppo generico di persone affette da psoriasi.

Un ruolo particolare nel controllo della psoriasi gioca la vitamina D in virtù del suo importante effetto immunomodulatorio; questo veniva studiato specificamente nella popolazione mediterrane mediante uno studio caso-controllo condotto con 50 soggetti psoriasici e 200 controlli (Suarez-Varela, Reguera-Leal et al, 2014).

Si osservava un’assunzione insufficiente di vitamina D sia nei pazienti che nei controlli, associata a una maggiore co-morbidità dei pazienti psoriasici. 

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